PsicoSomatica: il riavvicinamento tra la mente e il corpo

La distinzione fra anima e corpo è un’operazione artificiale, una discriminazione che indubbiamente si basa non tanto sulla natura delle cose, quanto su un elemento peculiare dell’attività conoscitiva dell’intelletto umano.

Da “Tipi Psicologici” di Carl Gustav Jung, 1921

 

La diagnosi ineccepibile

Dramma in due atti

Attori al centro della scena: tipico medico infallibile, tipico paziente

Attori sullo sfondo: l’ingenuità, la scienza morente

 

Atto 1° – luogo: studio medico

Il paziente “Dottore, dottore, ho dei bruciori di stomaco” o “Dottore, ho spesso frequenti mal di testa” o ancora “ho la pressione alta, ed in famiglia sono l’unico”, e il nostro medico diligente prescriverà una serie di esami diagnostici per comprendere la causa di questi disturbi. Alcune volte capiterà che questi esami diano tutti esito negativo “questo non è, quest’altro no, questo neanche, ma… chissà…” rifletterà assorto il nostro medico, ma ecco balenargli un idea “ma certo, lei ha un problema psicosomatico” o “deve essere una questione nervosa” o ancora “la causa è sicuramente psicologica”. Ora il paziente assecondo del suo carattere potrebbe avere disparate reazioni, vediamone alcune: credere ciecamente alla conclusione del suo medico di fiducia, rimanere perplesso ma non darlo a vedere per una questione di educazione, scoppiare in una fragorosa risata in conseguenza dell’evidente tentativo di provare a indovinare.

 

Atto 2° – luogo: studio medico

Il paziente “Dottore, dottore, ho questa irritazione alla pelle” o “Dottore, ho frequenti affanni e dolori al petto” o ancora “questo raffreddore non mi passa proprio, ma cosa sarà?”,  e il nostro medico, che è sempre diligente, prescriverà gli esami diagnostici del caso. Alcune volte dagli esami il medico inequivocabilmente capirà la causa dei sintomi “c’è questa reazione allergica” oppure “questo problema organico” oppure ancora “tutta colpa di questo virus”. Nella maggior parte dei casi, il paziente, di fronte a queste risposte e alla presenza di una diagnosi non grave sarà sereno e soddisfatto delle informazioni ricevute.

 

In entrambe queste situazioni il nostro medico, in buona fede, ha visto solo un pezzo della “realtà”, con gli “occhiali” che è abituato ad usare, ovvero quelli dell’indagine anatomica e biologica, per ingenuità e abitudine si è poi dimenticato che questa è solo una parte della situazione osservata. Nel 1° atto non trovando nulla negli esami diagnostici ha ragionato per esclusione, magari volendo rassicurare il paziente gli proporrà la solita vacanza per uscire dalla routine o gli consiglierà di “stare calmo”, indicazioni che frequentemente non servono a nulla. Nel 2° atto, sostenuto dagli infallibili strumenti diagnostici ha risolto il “problema”, quasi come uno scolaretto alle prese con la soluzione di un compito di matematica. Nel dramma alleggia un pensiero ingenuo e riduzionista “i disturbi dipendono da una sola causa”, le conoscenze scientifiche in questo tipo di pratica professionale almeno degli ultimi 30 anni, sono del tutto ignorate. Ma come siamo arrivati a questa netta divisione tra la mente e il corpo?

 

L’errore di Cartesio e le sue conseguenze

Il pensiero occidentale è stato influenzato fortemente dal filosofo francese Cartesio che durante il 1600 ha separato nettamente il concetto di mente da quello di corpo: la res cogitans (la mente) dà forma, vita e funzione ad un materiale inerte, amorfo, la res extensa (il corpo). I grandi progressi della medicina dell’800, come l’anestesia e le vaccinazioni, si sono avuti durante il movimento culturale e filosofico del positivismo che dava grande importanza ai fenomeni osservabili, ma relegava gli aspetti soggettivi a un ruolo del tutto marginale. In questo periodo si afferma anche la definizione moderna di malattia come alterazione della struttura di organi e tessuti. In questo clima culturale che scinde nettamente la mente dal corpo i pionieri della psicosomatica iniziano negli anni venti del secolo scorso a interessarsi a quelle malattie che all’epoca non presentavano un origine sul piano biologico, come: l’ulcera, l’asma, l’ipertensione, le dermatiti. L’intento di questi pionieri era quello d’individuare una causa psicologica lì dove l’indagine medica non aveva avuto nessun riscontro.

 

La psicosomatica contemporanea

Negli anni 70 del secolo scorso emerge un nuovo concetto di psicosomatica che estende la sua area d’intervento a tutta la patologia fisica, le cause di questo nuovo impulso sono attribuibili da una parte alla produzione di lavori scientifici che indicano come gli aspetti soggettivi, personologici e comportamentali incidano in modo rilevante sulle malattie, dall’altra della presenza tra le principali causa di morte di questo periodo storico di malattie a decorso cronico, quali tumori, disturbi cardiovascolari e demenze, che fanno porre maggiore attenzione alla qualità della vita.

Prendiamo in considerazione qualche esempio: la comune influenza stagionale, in essa è evidente il contributo di un virus sul piano biologico, ma se ci focalizzassimo solo su questo aspetto non capiremmo come mai alcune persone sono contagiate e altre no,  non ci è chiaro come mai i sintomi in alcuni casi si presentano in modo leggero in altri sono esacerbati. Dovremo necessariamente considerare le difese immunitarie dell’organismo e di come esse siano anche regolate dal cervello e quindi dagli stati d’animo personali. Oppure nei disturbi cardiovascolari le relazioni tra cuore e cervello sono ben note a tal punto che presentare difficoltà nella gestione delle emozioni contribuisce in modo cronico all’aumento della pressione arteriosa.

E’ dolente costatare come le prassi dei servizi del Sistema Sanitario Nazionale Italiano frequentemente ignorano questi aspetti o li affrontano in modo inadeguato, disconoscendo i propositi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, nella carta di Ottawa del 1986, indica la salute come un fenomeno “bio-psico-sociale” di cui tutti i cittadini dovrebbero averne diritto.

 

(Settembre 2011)